Innovare le modalità della didattica
L’Ateneo dovrebbe porsi l’obiettivo di diventare un luogo di conoscenza “in vivo”, in cui gli argomenti non sono semplicemente trasmessi, ma vengono acquisiti e strutturati. Nella logica della Didattica Embodied Centred, infatti, il luogo all’interno del quale si apprende acquisisce un ruolo determinante. Allo stesso tempo, colui che apprende non può rappresentare più un mero fruitore di conoscenze, ma deve divenire parte attiva, una sorta di “ricercatore junior”, che si avvicina all’oggetto della conoscenza e lo fa proprio. La sfida è rendere i corsi ingaggianti, stimolanti, incuriosenti e arricchire le attività didattiche attraverso esperienze immersive. La didattica convenzionale può essere erogata includendo metodologie innovative, quali la flipped classroom, il debate, la gamification, e arricchita da “lezioni-testimonianze” svolte da divulgatori, ricercatori ed operatori professionali del settore che restituiscano agli studenti una esperienza diretta di come il sapere appreso sia utile e “serva” ai contesti reali. Questo allo scopo di rendere il dialogo serrato tra conoscenza e competenze utili al mercato del lavoro e delle professioni.
Come già anticipato, la lezione derivante dall’esperienza pandemica è certamente un primo punto sul quale riflettere in termini di didattica innovativa. Durante il periodo pandemico si sono accumulate una serie di competenze, di tecnologie, di infrastrutture e di idee che, altrimenti, non sarebbero mai nate e che non è il caso di disperdere una volta che la fase pandemica si esaurirà. Inoltre, la piattaforma e-learning consente di coinvolgere docenti o esperti in aula, che la logistica o i costi dello spostamento renderebbero difficile coinvolgere in presenza.
Erogare alcuni corsi in modalità mista
Una prima opportunità riguarda il potenziamento delle forme di didattica mista. Come è noto, la didattica mista è una forma di erogazione del corso di studi in una modalità che prevede fino al 30% di didattica erogata a distanza. Un esperimento di tal genere è stato già pensato per la sede di Nola a partire dal prossimo anno accademico.
Prioritariamente, ed in via sperimentale, si può vagliare l’opportunità di trasformare in modalità blended tre tipologie di corsi.
I corsi di laurea che rappresentano un unicum sul territorio regionale e che potrebbero accogliere studentesse e studenti interessati provenienti da altre regioni, contribuendo così anche al miglioramento di un indicatore storicamente debole della nostra offerta formativa. Un caso potrebbe essere quello di Economia del Mare, che ha una sua vocazione unica sul territorio nazionale e raccoglie già iscritti, per quanto al momento limitati, da territori che vanno oltre il confine regionale. Un altro caso potrebbe essere quello dei corsi professionalizzanti, quale, ad esempio, Conduzione del Mezzo Navale.
Una seconda tipologia che potrebbe beneficiare della modalità mista è quella dei corsi in lingua, una leva per attrarre studentesse e studenti stranieri e migliorare l’indicatore dell’internazionalizzazione degli iscritti. Nello specifico, la modalità mista consentirebbe di superare alcuni disallineamenti temporali, determinati dalle procedure legate al visto di ingresso, dai nostri calendari accademici; dalle festività diverse da paese a paese che talora rappresentano un ostacolo alla continua fruizione del corso.
Infine, la terza tipologia che potrebbe beneficiare della modalità mista comprende i corsi con una elevata percentuale di studentesse e studenti lavoratori, tra i quali, solo a titolo di esempio, Management Pubblico.
Didattica innovativa nei corsi erogati in modalità convenzionale
Una seconda opportunità, che si inserisce nel percorso verso forme di didattica innovativa, riguarda un meccanismo di maggiore incentivazione delle attività in aula.
Anche in questo caso alcune esperienze sono state fatte attraverso forme di coinvolgimento di Visiting Professor, la sperimentazione di lavori d’aula, di business cases o business games. Si tratta ora di portare a sistema queste sperimentazioni occasionali affidate all’impegno che il docente pone nel corso, creando dei meccanismi di incentivazione. Una proposta utile è, dunque, quella di attivare meccanismi di incentivazione a progetti del personale docente che vanno in questa direzione. Apposite call for innovative teaching possono essere lanciate, grazie alle quali il docente che propone un progetto di corso innovativo ritenuto valido può ricevere il finanziamento.
Formazione dei docenti
Un tema che non può essere tralasciato per promuovere una didattica innovativa è quello della formazione dei docenti, su nuove tecnologie e metodologie. Alcune aree disciplinari hanno già avviato esperienze interessanti, ma sono comunque necessari momenti di apprendimento e condivisione. Per questo scopo è opportuno promuovere e prevedere a scadenze definite: cicli di workshop sulla didattica innovativa oltre che momenti di condivisione delle esperienze. Questa esigenza, tra l’altro, è riconosciuta anche dal MUR nell’ambito degli Indicatori di valutazione periodica di sede e di corso
Revisione dell’offerta formativa
L’offerta formativa di un Ateneo deve essere costantemente monitorata e, se necessario, aggiornata per rimanere in linea con i bisogni del mercato del lavoro e le trasformazioni in atto nella società e nell’area su cui insiste. Una priorità temporale è la revisione delle nostre lauree magistrali.
Inoltre, il potenziamento dell’internazionalizzazione, imprescindibile linea strategica di sviluppo dell’Ateneo, è perseguibile se e solo se saremo in grado di offrire anche una offerta formativa in lingua straniera, circostanza quest’ultima indispensabile per una proiezione internazionale del nostro Ateneo.
Corsi Magistrali
Nell’attuale offerta formativa delle lauree magistrali, che registra un numero di 16 corsi, ci sono cinque corsi di studio con un rapporto tra gli iscritti al primo anno e la numerosità massima della classe pari a circa il 30%, con un rapporto docenti/studenti che varia tra 2 e 3. Di questi, due sono stati attivati l’anno scorso e, quindi, richiedono un ulteriore periodo di osservazione. Nei restanti 3 corsi, il rapporto tra gli iscritti al primo anno e la numerosità massima di classe oscilla tra il 30 e il 40 per cento. Tra l’a.a. 2014/15 e il 2019/20, circa il 50% dei nostri laureati ai corsi di laurea triennale hanno scelto di non iscriversi ai corsi di laurea magistrale presenti nell’offerta formativa di Ateneo.
È evidente che la persistenza di un tale fenomeno evidenzia una non attrattività dell’offerta formativa dei nostri corsi di laurea magistrale. Tenuto conto che, nonostante il potenziamento delle attività di orientamento in itinere e gli importanti sforzi effettuati, non si sono registrati ad oggi miglioramenti significativi, ne consegue che è prioritario intervenire con una profonda rivisitazione critica dell’offerta formativa di questi corsi di studio. La premessa è che si possa immaginare un percorso da concludersi nei tempi necessari all’attivazione dei corsi “riformati” già nell’anno accademico 2023/24, con un’offerta che sia al passo con i tempi e tenga conto della profonda trasformazione che la nostra società ha sperimentato. La forte digitalizzazione accelerata dall’evento pandemico, unitamente al tema dei big data, la sostenibilità, la green economy e la riconversione energetica rappresentano alcune delle basi su cui riflettere per immaginare percorsi formativi che interpretino i cambiamenti in atto e anticipino quelli attesi per il futuro. La chiave interpretativa del processo di revisione dovrà essere quello della interdisciplinarità, tanto auspicata in tutti i documenti di programmazione e che è il momento di trasferire a pieno titolo anche nel processo formativo dei nostri giovani. Dobbiamo puntare a corsi innovativi che interpretino al meglio i complessi processi in atto nella nostra società e che rispondano alle richieste del mercato del lavoro, in modo da poter formare giovani che possano competere e collocarsi nel mondo del lavoro con una adeguata formazione e in tempi rapidi e certi.
Corsi in lingua inglese
Un ulteriore punto su cui investire riguarda la didattica internazionale, ma qui naturalmente l’azione sulla didattica deve collegarsi con l’azione di orientamento internazionale. La didattica in lingua inglese non può limitarsi solo alle lauree magistrali, si deve avere il coraggio di costruire un unico percorso che dalla triennale giunga alla magistrale e che consenta di attrarre studentesse e studenti internazionali. Non è un dato irrilevante il fatto che recentemente abbiamo avuto un gran numero di domande provenienti da studentesse e studenti di altri Paesi, che spesso, però, non sono riusciti a superare tutti i problemi legati all’accesso. L’Ateneo si deve organizzare per sostenere, con azioni concrete di supporto, l’iscrizione di studentesse e studenti non italiani. Tanto più che la richiesta probabilmente è destinata ad aumentare negli anni prossimi, anche in considerazione del fatto che il costo della formazione universitaria in Italia è molto più basso che in altri Paesi europei ed extra-europei, a volte anche in misura consistente.